“Era già l’ora che volge il disio
ai navicanti e ‘ntenerisce il core
lo dì c’ han detto ai dolci amici addio; e che lo novo peregrin d’amore
punge….” [1]
Ovvero, è già tempo di organizzare il ritorno a Milano.
La lista delle cose da fare in Italia si è allungata di parecchio, non posso più procrastinare!
Come ho già detto il viaggio Propriano-Milano è scomodo, costoso, lunghissimo in ordine temporale e in tempi di Covid le variabili si sono moltiplicate a tal punto che l’organizzazione mi strema.
Se poi penso che qui c’è un tempo meraviglioso, che nelle belle giornate arriviamo a superare i 20 gradi e a Milano mi attende il freddo e l’umido, la voglia si affievolisce.
Ma non ci devo pensare: devo tornare!
Recupero le liste delle cose da fare, sparse al solito per ogni dove, solo alcune attaccate con le calamite sul frigo, e mi ripeto che devo trovare un modo più razionale di gestirmi. Ho sempre paura di dimenticarmi qualcosa, e così prendo continuamente appunti, che regolarmente lascio in giro, dimentico, perdo.
Quindi scelgo il bagaglio in funzione della compagnia aerea con cui volo, decido cosa lasciare qui in Corsica e cosa riportare a Milano, tanto comunque mi serve sempre là ciò che ho lasciato qua, e spesso ho portato avanti e indietro cose inutilissime: tipo sciarpa e guanti di lana che ho portato qui a gennaio (resto in Corsica nei mesi più freddi dell’anno, ho pensato) e non ho mai indossato naturalmente!
Ed ora la preparazione formalità Covid 19.
Per prima cosa la compilazione dei moduli, che presuppongono tu abbia una sfera di cristallo. Ti chiedono infatti, per esempio, di dichiarare che nei 14 giorni precedenti al viaggio tu non sia stato in contatto con un malato da coronavirus; qui non ho molte frequentazioni, ma vado a fare la spesa, secondo voi mi devo accertare che tutti i dipendenti del supermercato siano in buona salute?
E poi, di nuovo, il tampone.
Quando sono arrivata qui c’era l’obbligo di presentare l’esito negativo di un tampone fatto nelle 72 ore precedenti l’ingresso in Corsica, ma a Milano mi hanno dato il risultato ben dopo le 48 ore, il solito viaggio di dieci ore, una notte di mezzo, perchè non avevo altre soluzioni, e sono arrivata ai controlli dell’aeroporto oltre le famigerate 72 ore. Il militare che mi ha controllato incuteva timore, ma è stato gentile e comprensivo: vai a fidarti delle apparenze!
Ora per entrare in Italia è sufficiente il test antigenico (ma vi ricordate cosa è successo la volta scorsa?, il falso positivo?) fatto nelle 48 ore precedenti al momento in cui passi la frontiera; quindi sarebbe comunque impossibile pensare di fare il tampone molecolare perchè il risultato è consegnato nelle 24-48 ore successive al prelievo: dovrei viaggiare verso un fuso orario molto a ovest per riuscire ad arrivare dopo aver ricevuto l’esito.
Problema che tra l’altro si porrà molto probabilmente per rientrare in Francia, per cui, secondo le attuali direttive, non basta il test antigenetico. Ma ci penserò dopo.
Tutto questo è fatto per scoraggiare i viaggi, mi direte.
E infatti sono molto scoraggiata.
[1] Dante Alighieri “La Divina Commedia”, Purgatorio canto VIII