Si può crescere un gatto in barca?

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Simbad carica l'acqua della barca

E’ possibile crescere un gatto in barca a vela?

Questa settimana mi sono sentita ripetere la domanda in francese e in inglese non so più quante volte, da tutti coloro che sono passati sul pontile dove siamo ormeggiati.

Simbad scruta i passanti sul pontileSimbad è curioso, proprio come un gatto (ancora non sa di essere un marinaio, è troppo piccolo), e quindi ad ogni persona che si avventura sul nostro molo galleggiante lui deve andare a dare un’occhiata. Chiunque passi è soggetto a imperscrutabile osservazione, e credo venga giudicato da Simbad, che spesso si volta e mi lancia un’occhiata di sdegno.
Ma si sa, i gatti sono difficili.

Quanto sia possibile educarlo, in barca a vela o sulla terraferma, è una domanda lecita.
Ho letto da qualche parte che quando ti vengono a svegliare nella notte la prima volta tu vai barcollante, ignaro del tuo futuro, a dargli da mangiare: è così insistente che ci credi proprio che stia morendo di fame. Lo stesso rito si ripete per qualche giorno; alla fine dei quali il gatto è soddisfatto per come ti ha addomesticato e ben addestrato.
Lo stesso non si può dire di noi: ovvero noi humani abbiamo con la sua educazione uno scarso successo.

Simbad passeggia sul boma

Generalmente la notte dorme, ma non è sempre così. E ovviamente quando lo decide lui.
La notte scorsa, nel pieno del sonno, si è alzato un vento non previsto e prepotente che ha costretto tutti gli equipaggi in porto a scendere dalle brande, uscire a controllare gli ormeggi, qualcuno a ritirare il bucato, qualcuno a fermare una sartia impazzita.

Simbad si affaccia dall'oblò e alle sue spalle si vede una piccola falce di lunaPoi tutti sono rientrati sottocoperta: a dormire.
Tutti tranne noi. Simbad si era convinto fosse già mattina e fosse tempo di giocare: non c’è stato verso di fargli cambiare idea. Quando è partita la giornata dunque noi eravamo già esausti e lui si è acciambellato sereno a fare la nanna!

 

Sicuramente il vantaggio di ospitare un gatto, piuttosto che un cane è la possibilità di fare i bisogni in barca: ha la sua lettiera e non c’è stato bisogno di insegnargli nulla. Mai.
Al contrario qualche volta, la sera, mentre sorseggiamo la birretta in coperta, vediamo arrivare i tender di barche ormeggiate qui intorno con cane e il suo humano: fanno un giretto e tornano a bordo, con il cane felice e riconoscente.

il musino di Simbad fa capolino da una piccola scatolaIl gatto non pare mai riconoscente: quando gli dai da mangiare ti guarda di sbieco, come a dirti “era ora”; quando rientriamo a bordo, e l’abbiamo lasciato solo, ha un ottimo in cui chiede le coccole, dolcemente, e poi ti fa rimpiangere di essere stato via.

Simbad gioca con le mie mani sulla tastieraQuando usiamo il PC lui saltella allegramente sui tasti, o peggio cerca di accoccolarsi sulla tastiera per fare un sonnellino.

Se mi siedo per scrivere con una penna, la penna diventa il suo obiettivo, se quando sono seduta incautamente accavallo le gambe e faccio dondolare il piede, lui attacca feroce.

Qualsiasi stipetto o armadietto io apra, lui si infila dentro. Tutti gli spazi della barca sono alla sua portata, e misteriosamente attraenti: peccato che cavi, tubi e fili passino un po’ ovunque e ogni volta non sappiamo che danno possa provocare, anche se, ad oggi che scrivo, non è ancora successo niente.

Simbad si avvicina agli attrezzi
Simbad mi osserva dalla poppa di Olga mentre io faccio il bagno

Non è nemmeno ancora caduto in mare,

anche se è fortemente attratto dai pesci che nuotano a fior d’acqua;

ma ha capito che quel liquido onduloso è molto bagnato.

Eppure tra non molto lo dovremo lanciare in mare perché lui impari a capire cosa fare nello sventurato caso in cui ciò succedesse.

Abbiamo letto che si deve lasciare sempre una cima che sporge dalla barca e stia in mare, alla quale lui impari ad aggrapparsi ed arrampicarsi per risalire a bordo.

Stiamo aspettando che cresca un po’ e sia più agile per gettarlo a mare ed insegnargli a tornare sulla barca: probabilmente quando sarà riuscito a salire sull’albero, avremo capito che è giunto il momento.

 

Finora infatti si limita a studiarne le proporzioni e,Simbad osserva l'albero

giorno dopo giorno,

 

prova a saltarci su, arrivando sempre un po’ più in alto.

 

Simbad si arrampica su una cima in pozzettoQuando il capitano l’ha trovato,

non riusciva a salire i gradini per arrivare in coperta,

ora li salta tutti insieme

e riesce anche a scavalcare il tambuccio in plexiglas,

tanto che quando usciamo lasciamo aperti solo gli oblò che ancora non riesce a raggiungere.

 

E poi tutto di un tratto si calma, ti fa le fusa, ti si mette vicino e si addormenta sereno.

E noi ci guardiamo complici, perché anche questa volta siamo sopravvissuti (anche se qualche segno di graffi e morsi li abbiamo), e ci diciamo quanto sia già cresciuto, quante cose ha già capito ed imparato a fare; e come ogni genitore, siamo molto orgogliosi dei suoi progressi.

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