La navigazione di oggi è stata lentissima, avevamo previsto di percorrere poco più di 30 miglia; generalmente calcoliamo di percorrere 5 miglia all’ora, per cui avevamo calcolato 6 ore di viaggio.
Ovviamente sono sempre calcoli poco corrispondenti alla realtà: se troviamo molto vento ci impieghiamo meno, ma solo se il vento è veramente nella giusta direzione. Alle volte il vento ha la giusta intensità ma la direzione proprio non va bene e quindi si tirano dei bordi: ovvero anzichè percorrere l’ipotenusa si percorrono i due cateti. Ciò allunga il numero di miglia da percorrere ma calcolando bene le lunghezze dei due cateti, se il vento è buono alla fine ci si mette meno e, sinceramente, a me personalmente piace molto di più; molto di più che rassegnarsi a percorrere la rotta più breve ma accendendo il motore e decidere di non farsi più spingere da Eolo. Per chi ama andare in vela è un po’ un fare buon viso a cattivo gioco; quando accendi il motore è per un’emergenza o comunque perchè ci si è costretti: lo si fa sempre a malincuore.
Oggi è stata una di quelle giornate.
Siamo partiti piuttosto presto perchè nel pomeriggio è previsto un peggioramento delle condizioni atmosferiche e vorremmo già trovarci al sicuro in un porto. Stiamo percorrendo la costa est della Sardegna, per la prima volta, per entrambi, e non conosciamo approdi sicuri in caso di maltempo. Preferiamo così sostare la notte nei porti, per dormire tranquilli, con entrambi gli occhi chiusi e non come fanno i gatti, ovvero continuando a tendere l’orecchio ad ogni piccolo rumore.
Appena ci è possibile, fidandoci delle recensioni dell’app di Navily, gettiamo l’ancora davanti ad un’incantevole spiaggetta e ci fermiamo per mangiare un boccone e soprattutto fare un bagno, temendo ogni volta che sarà l’ultimo tuffo della stagione.
Oggi invece siamo partiti con prua diretta al prossimo porto, decisi sia a non sostare nè a fare bordi che rischierebbero di allungare la rotta. Dobbiamo arrivare al più tardi nel primo pomeriggio, se le previsioni sono esatte e non ci sono sorprese.
Il mare è mosso: risente ancora della tempesta di ieri e le onde sono lunghe ma soprattutto non regolari; ci sono quelle figlie dei venti potenti di ieri, ancora arrabbiate e gonfie, che vanno in una direzione, e poi ci sono quelle create dalle condizioni di oggi. Si scontrano rumorose e schiumose sotto la nostra chiglia, ci fanno ballare in modo disorganico… sembra di guidare a Milano in motorino per quelle strade tutte a buchi….
Simbad non si sente troppo bene. Dalla partenza si è rifugiato nel suo buco, dietro il divanetto della dinette, dietro i cuscini, tra un estintore e i giubboti di salvataggio. Credo si senta protetto, almeno lì non ondeggia, incastrato tra le cose stivate alla bell’e meglio.
Questa lunga navigazione è stata a tratti lentissima, quando eravamo mossi solo da una leggera brezza, e a tratti furiosa, quando le raffiche impetuose spingono forte ed improvvisamente, come i bambini quando cattivi si spingono tra loro.
In tutto questo io mi perdo ad ammirare i colori che mi circondano.
Nel cielo azzurro nuvole bianche e spesse rincorrono piccoli fiocchetti leggeri bianchissimi, alcune nubi sono solo leggerisse velature appena più chiare del cielo che si stemperano più o meno velocemente e poi spariscono del tutto.
Il mare cambia colore in continazione: ora è blu scuro, così scuro da sembrare nero e poi diventa celeste, quasi della stessa tonalità del cielo e all’orizzonte potrebbero fondersi l’uno con l’altro.
Di fronte alle lunghe spiagge sabbiose è verde, un verde chiaro e allegro che ti fa pensare ai Caraibi; e dalla spiaggia alla barca sfuma in infinite sfumature di verde, dai toni sempre più scuri, forse perchè si mischia col blu. E così si alternano gli azzurri e i verdoni e sorrido fra me pensando ai curiosi nomi che diamo alle sfumature di colore, e d’altronde anch’io che vorrei poter descrivere com’è questo liquido che pare denso da tenere a galla la mia casa galleggiante e che continua a mutare ma mi mancano gli aggettivi.
Cerco di fare delle foto, per poter trasmettere in qualche modo le sensazioni che mi sortiscono queste meravigliose onde, ma riguardo le immagini scattate e non mi pare che riescano nemmeno lontanamente a rendere l’idea di tutti questi baluginii e sberlucichii saltellanti tra il blu cina e il verde smeraldo.
Mi chiedo se veramente alle volte nella vita per poter capire delle cose, delle sensazioni, non bisogna averle anche provate personalmente, sperimentate sulla propria pelle e con i propri occhi.
Ma forse questo è un altro discorso.