Questo articolo ha per me una grande importanza
perchè affronta come ho imparato ad espormi al sole,
grazie (se così si può dire) al mio problema di pelle.
Le amiche che sanno mi chiedono costantemente se mi proteggo a sufficienza, sottolineando il fatto che trascorro parte del mio tempo su di una barca a vela. Vi starete chiedendo perchè le mie amiche dovrebbero farmi questa domanda.
Per rispondere c’è bisogno di un po’ di storia, del passato.
Quindi cominciamo dall’inizio. Venti anni fa andai dal dermatologo perchè uno dei miei nei sulla schiena, e ne ho parecchi, aveva cominciato a farmi prurito ed era diventato molto diverso da come lo ricordavo. Ma era sulla schiena, magari era sempre stato così, mi dicevo.
Ad essere sincera, non solo ho molti nei, ma produco, da sempre, pochissima melanina; prendo il sole, mi arrosso (poco o tanto) e il giorno dopo ho lo stesso colorito di sempre: bianchissima, con il sottotono grigino tipico di chi abita a Milano per buona parte della sua vita. Certo se sto al mare lungo tempo il bianco vira ad una versione appena più ambrata di me, ma per farvi capire quanto, sappiate che al mio ritorno dalle vacanze la prima domanda che mi viene generalmente fatta è “Ma tu non dovevi andare al mare”? ovvero sono talmente abbronzata che si pensa che io sia restata in città (chiusa in casa peraltro)
Per alcuni il colore della mia pelle è invidiabile, inutile che dica che io lo detesto, o forse ne sarei contenta se vivessi prima dell’Ottocento; fino a quando il candore della pelle è stato sinonimo di nobiltà o almeno di ottima condizione economica, perchè implicava il non essere costretta a stare fuori all’aperto a lavorare.
Quindi io non mi abbronzo mai, mi sono scottata spesso da bambina: ovvero dopo una giornata in spiaggia arrivavo a casa letteralmente abbrustolita, come un peperone sulla fiamma ed esattamente come l’ortaggio nei giorni seguenti la mia pelle si staccava lasciando sotto la carne tenera; e spesso mi sono riempita di quei fastidiosi puntini rossi che chiamano “eritema solare”; insomma il mio corpo non è capace di reagire in modo normale all’esposizione al sole, non produce melanina e si difende nei modi più fantasiosi e soprattutto fastidiosi che ha imparato nel corso del tempo.
La cosa che più mi fa imbestialire è che se avessi almeno dei begli occhi azzurri me ne sarei fatta una ragione, ma no, nemmeno quello!
Per tornare alla famosa visita dermatologica di vent’anni fa, mi dicono che bisogna rimuovere con urgenza quel “neo” diverso. Essendo però in un punto particolare della colonna vertebrale, mi viene detto che non posso sollevare per almeno un mese nemmeno piccoli pesi, “nemmeno un neonato?” chiedo. Mi viene risposto di no. Ma io stavo allattando la mia seconda ed ho preferito posticipare l’intervento di pochi mesi. Sono stata fortunata, l’ho capito solo in seguito, perchè era un basalioma, in termini medici un carcinoma basocellulare, che quando leggi l’esito dell’esame istologico di quello che ti è stato prelevato, ti spaventi anche un po’; ma come ho detto sono stata fortunata, mi hanno fatto un buco molto profondo, ho tutt’ora una orrida, non piccola, cicatrice e niente più.
Solo l’obbligo dei controlli dermatologici, che consiglio sempre a chiunque!
Negli anni ne abbiamo tolti altri, ma erano sempre di nuovissima formazione e non ho nè corso pericoli per la mia salute, nè mi sono rimaste cicatrici vistose.
Purtroppo su quella cicatrice mi è stato fortemente sconsigliato di farmi un tatuaggio perchè spesso si recidiva sui lembi dell’intervento e quindi è bene che la cicatrice sia ben visibile! L’avrei nascosta, o almeno camuffata volentieri: non mi piace per nulla. Per fortuna si vede solo quando sono in costume da bagno, si trova sulla zona lombare.
Con questo trascorso le mie amiche non smettono di ricordarmi di stare attenta al sole.
E infatti mi proteggo moltissimo.
In barca a vela, in navigazione, non sono mai in costume.
Utilizzo quelle magliette che proteggono dai raggi ultravioletti e mi cospargo abbondantemente di creme solari sulle parti esposte.
Ho la fortuna di essere freddolosa e anche una leggera brezza data dal vento apparente mi tiene al fresco, quindi spesso indosso volentieri anche magliette e felpine.
In questi giorni che sto facendo un po’ di vita da spiaggia seguo scrupolosamente i consigli che mi danno annualmente i dermatologi: metto la crema prima di mettere il costume, a casa, dopo aver lavato i denti e prima di indossare il costume, per essere chiari, in modo da evitare da non rischiare di non incremare le zone vicine a spalline, fiocchetti e via dicendo.
Uso sempre la protezione 30, che spannometricamente vuol dire, “stai tranquillamente al sole per 30 minuti”, dopodichè ricomincio a spalmarmi. Non uso più creme a protezione maggiore perchè sto comunque attenta a metterla ancora e ancora e ho l’impressione (dicono infatti che non sia così) che con indici di protezione più alti non stimolo affatto la mia pochissima melanina e non riesco a perdere nemmeno il sottootno grigio della milanese doc.
Mi hanno spiegato che è meglio non utilizzare i solari dell’anno precedente, ma se proprio ho avanzato tantissima crema e non la voglio buttare, devo tener conto che ha perso la sua capacità di proteggere del 50% circa, dunque le mie creme dell’anno scorso sono una protezione 15, che uso all’ora dell’aperitivo, che peraltro è la più bella per rimanere in spiaggia.
Se non vi sentite tranquille, e proprio non avete a cuore di gettare il solare avanzato dalla stagione scorsa, usatelo come idratante durante l’anno.
Prendo degli integratori ad hoc, incominciando un mese prima di quando penso che andrò a prendere il sole, che credo che aiutino a farmi produrre quel poco di melanina, e infatti ho sempre delle mani belle abbronzate (che quando lavoravo in ufficio, perennemente in tailleur, avevano il loro perchè, tra l’altro).
Resto al sole solo nelle ore del mattino, fino al massimo alle 11, e al pomeriggio, dopo le 17, per il resto rimango all’ombra: meglio quella delle pinete e dei bar perchè anche sotto all’ombrellone arrivano i raggi solari.
Non mi abbronzo praticamente mai, esattamente come facevo prima, però, ma almeno non mi scotto più, nè mi arrosso come un gamberone, nè pare che io sia nella fase purulenta di una malattia esantematica.
Ne sto guadagnando in termini di rughe in particolar modo, e alla mia età ciò è particolarmente positivo.
La gente continua a chiedermi “ma non dovevi andare al mare?” quando ritorno in città, ma la salute so che è il nostro bene più prezioso, e ripensando agli ultimi due anni, con una pandemia in corso, ne sono sempre più convinta.