Le mie riflessioni sul libro “Le grandi terre del largo” di Vanessa Veselka

0
Copertina del libro “Le grandi terre del lago” di Vanessa Veselka con il mio logo

Siamo sempre alla ricerca di noi stesse.

Da figlie, da madri, da donne.

Ecco, questo libro narra proprio di tre donne, due sorelle e la loro madre, in un periodo particolare delle loro vite.

Si sposa il padre e con l’occasione rivela che le due figlie non sono nate dalla stessa madre, da colei che le ha cresciute.
Inizia una storia on the road: delle due sorelle insieme alla ricerca di un genitore all’inizio, e poi delle due ragazze per conto proprio, ognuna inseguendo il proprio destino attraverso l’America.

Un’America diversa da quella patinata dei film o delle serie televisive.

Una delle due sorelle attraversa strade, paesi e città, che ci sono descritte dalla parte degli ultimi: degli emarginati, degli immigrati silenziosi e invisibili.
L’altra sorella si imbarca; le sue avventure si svolgono su navi mercantili e pescherecci poco adatti ad una ragazza.
La madre resta a casa ma le segue con il cuore, perchè un genitore è per sempre, anche se le sue scelte non sono condivise dai figli.
I personaggi sono quasi tutti femminili, e i pochi uomini che compaiono non fanno una bella figura.

E’ un libro che mostra tutte le debolezze degli uomini e delle donne, nel senso assoluto del termine.
Vuole rispondere alle grandi domande dell’umanità: da dove veniamo, cosa vogliamo per il nostro futuro, come si può riconoscere il vero amore?

Non ci sono molte risposte, quelle ognuno deve trovarle da sè, ma ci sono ottimi spunti di riflessione, anche se talvolta si resta con un po’ di amaro in bocca; perchè la vita non è sempre come ce la siamo immaginata, perchè spesso, anche con le più buone intenzioni, si sbaglia o si ferisce chi ci sta intorno.

Un libro che scava dentro.

Io lo consiglio, anche solo per farsi un viaggio on the road, o per scoprire come si solcano i mari dell’Alaska.

O forse ogni viaggio è sempre e solo dentro di noi, andando incontro al nostro Destino.

“ Se cercavi lavoro dopo i venticinque anni, si aspettavano una gran mostra di umiltà e una buona storia. Sei una tossicodipendente in recupero? Hai sposato un collezionista di donne? Sei una casalinga che non ha mai lavorato prima, con un figlio autistico e un marito ammalato di cancro? Dimmi. “No, dimmi. Che scusa hai esattamente per avere cinquantadue anni ed essere al verde?” Non che lei non sapesse far fronte ai giudizi altrui. A vent’anni, quando campava di buoni spesa con due bimbe piccole, aveva fatto il callo agli sguardi indagatori. Nell’ufficio dei servizi sociali, quando le figlie gattonavano per terra, correvano impazzite sulle sedie, si dimenavano, litigavano e si strappavano ciocche di capelli a vicenda. Se le ignorava, la sgridavano perchè non le metteva in riga; se urlava, l’accusavano di maltrattamenti.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *