La settimana in cui ho temuto per la vita di Oliver

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Fioritura a Milano

Questa settimana era cominciata serenamente.

Alberelli alla montagnetta di San Siro, in fiore

Cielo blu a Milano, edifici in primo piano

 

 

 

 

Mi svegliavo ed il cielo era di quel blu intenso che raramente posso godermi a Milano.

 

 

Boccioli rossi

 

Tutto nell’aria gridava alla rinascita della Primavera.

Certo, di nuovo in lockdown, ma l’alternanza delle stagioni mi ricorda che tutto cambia, e dopo la pioggia viene sempre il sereno.

Oliver ai giardinetti

La notte tra martedì e mercoledì Oliver, il mio cagnolino, inizia a stare male. Vomita qualche volta e si lamenta.

Oliver in posizione da preghieraMERCOLEDI’

Oliver inizia a rifiutare il cibo. Durante la notte vuole scendere dal letto ogni venti minuti. Sì, dorme sul letto con me: quello che non ho permesso ai miei figli, nemmeno da neonati, a lui è concesso, e mi manca molto in quelle notti in cui siamo lontani.
Ogni volta che scende dal letto o vomita o ha la diarrea. Più che dormire io passo le ore a pulire il pavimento.

GIOVEDI’
Oliver quasi non si regge sulle zampe, non solo non mangia, ma ha anche smesso di bere. La veterinaria poi mi dirà che quando stanno così male bisogna togliergli pappa e acqua, ma io non lo sapevo.
Chiamo la veterinaria che mi riceve urgentemente.
Lo lascio nelle sue braccia e lo sguardo che lui mi lancia andandosene è tra il disperato e l’offeso perchè lo sto abbandonando.
Quando mi chiamano per dirmi l’esito degli esami le notizie non sono buone. Anzi. Oliver ha tutti i valori epatici molto fuori dalla norma, e dall’ecografia si vede una macchia scura nel fegato. Dalle indagini successive non emergono malattie infettive, si esclude il tumore, ma Oliver sta malissimo e la dottoressa teme sia da operare d’urgenza. Decidiamo di far passare la notte.
Lo porto a casa.
Lui è furioso perchè gli hanno lasciato la cannula per le flebo nella zampina. Non si fa avvicinare e piange. E’ uno strazio che continuerà tutta la notte.

VENERDI’
Torniamo dalla veterinaria che mi dice che verosimilmente c’è da togliere la colicisti: c’è uno o più calcoli che sono da rimuovere. Lei teme sia da fare urgentemente ma sta partendo. Rientra domenica e mi affida ad una clinica veterinaria con pronto soccorso sempre aperta.
Non riesco ad accettare che il mio amico peloso che stava bene due giorni fa ora sia così grave da dover rischiare un intervento invasivo.
Decido di portarlo a casa. Cosa penso? Che si siano sbagliati, che ora lui si riprenderà e tornerà il solito cane capriccioso di sempre.
La notte è la peggiore di quelle passate: è catatonico, per la maggior parte delle ore tiene gli occhi aperti e sbarrati. Mi guarda senza vedermi, non mi sente, non dà segni di vita e non reagisce a nessuno stimolo. Sono disperata.
SABATO
Al mattino porto subito Oliver in clinica, sono a pezzi. Mi chiedo se non sono stata in grado di vedere che non stava bene molto prima di ora, quando forse era ancora curabile. Mi pento amaramente di tutte le volte che gli ho allungato del cibo dal mio piatto.
In clinica sono gentili, ancora una volta lo passo ad un medico e lui mi guarda sconsolato: mi abbandoni ancora!
Le ore passano lente, attendo notizie e non riesco a convincermi che “nessuna nuova, buona nuova”.
Le quattro notti insonni si fanno sentire e sfinita, dopo aver pianto un po’, mi addormento.
Finalmente mi chiamano e invece mi dicono che i valori si stanno stabilizzando. Possiamo scongiurare l’intervento d’urgenza.
Oliver al rientro dalla clinica

Con la veterinaria, che ci ha seguiti telefonicamente, programmiamo l’intervento per martedì. Oliver per allora starà un po’ meglio e sarà più forte ad affrontare l’operazione chirurgica.
E così’ un’altra settimana è passata.

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