Sul Ponte Nuovo tra l’8 e il 9 maggio 1769, sì è svolta l’ultima battaglia tra i nazionalisti della Repubblica di Corsica di Pasquale Paoli, aiutati dal padre di Napoleone Bonaparte, e le armate del re di Francia Luigi XV.
Così finisce la seconda e ultima fase della guerra in Corsica.
Ma chi conosce come tutto ebbe inizio?
Nel 1729 cominciò la Rivoluzione corsa con un movimento per la decolonizzazione dell’isola, per liberarla dalla Repubblica di Genova.
Nel 1755 sotto la guida del generale Pasquale Paoli i corsi formarono un governo dell’isola come un stato indipendente; con una costituzione scritta (dall’illustre Jacques Rousseau), con un governo eletto (il supremo consilio), e anche le donne avevano il diritto di voto, con un parlamento (la dieta) e dei magistrati regionali.
Non solo: la Corsica aveva una sua bandiera e una moneta.
Si era costruita un’università per formare le nuove generazioni politiche, a cui si accedeva per merito.
Si stampava un giornale nazionale “I Ragguagli”.
Questa nazione aveva una marina, e un esercito regolare chiamato la truppa pagata.
Purtroppo però la Nazione Corsa non era riconosciuta dalle sovranità europee: apparteneva infatti al Re di Francia, in seguito alla cessione da parte della repubblica di Genova, come garanzia per i debiti contratti, con il trattato di Versailles del maggio 1768.
La Francia, nonostante la cessione della sovranità da parte dei Genovesi ha però dovuto conquistare l’isola e sconfiggere Pasquale Paoli.
L’esercito francese con circa 20 000 uomini ha impiegato un anno per sconfiggere una popolazione di meno di 130 000 persone, donne e bambini compresi.
Agli inizi di maggio 1769 l’esercito francese era quasi arrivato a Corte, capitale della nazione corsa, e a Pasquale Paoli spettava la scelta tra resa e un’ultima decisiva battaglia.
Il Ponte Nuovo, il ponte genovese che collega le due rive del fiume Golo, fu il luogo dove si confrontarono le truppe francesi e quelle paoliste.
Le perdite furono ingenti: 600 corsi persero la vita, di cui 250 proprio sul ponte.
E ad oggi si narra ancora di come le acque del fiume Golu rimasero rosse per giorni, per il sangue versato nelle sue acque.
Questa battaglia sancisce la fine dell’Indipendenza corsa
ma ad oggi rimane un forte evento simbolico per i corsi e per i nazionalisti
che l’8 maggio ne celebrano la commemorazione.
Poichè i patrioti còrsi godevano della simpatia dei sovrani di alcuni paesi come l’Inghilterra e la Toscana, il generale Paoli si imbarcò a Porto Vecchio su una nave inglese per sbarcare a Livorno. La città toscana, e i dintorni, hanno accolto i profughi che furono costretti dalle persecuzioni francesi a fuggire dall’isola tanto che nel 1902 lo scrittore Pietro Vigo scrisse “che c’era sempre una casa che si chiamava «Casa dei Corsi».
La Corsica perse con la battaglia di Ponte Nuovo l’Indipendenza ma nè la Repubblica di Genova, nè i suoi abitanti persero allora la speranza.
Genova provò politicamente a farsi rendere l’isola dalla Francia a più riprese, senza alcun successo.
Per quel che riguarda il popolo corso, posso esprimere il loro pensiero e la loro storia da allora ad oggi con le parole scritte in un libello “Sentimenti de’ nazionali corsi contro l’invasione della loro patria” stampato in Toscana nell’anno 1771.
Inizia così : « In vano lusingansi i nostri Nemici d’averci vinti, ed abbattuti. Noi protestiamo a tutte l’età presenti, e future, che vive in Noi lo sprito della libertà, e viverà ne i nostri Posteri ancora, finchè scorrerà il sangue corso per le loro vene ».
P.S: Il ponte fu distrutto dai tedeschi in ritirata durante la Seconda guerra mondiale.