Finalmente navighiamo!

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Mare verde, cristallino e rocce nella riserva di Scandola

Da quando ci siamo trasferiti su Olga, non abbiamo fatto altro che aspettare di partire per qualche giorno.
Il sogno della nostra vita, e quello che stiamo peraltro progettando per il futuro, è quello di trascorrere la maggior parte del tempo della nostra vita navigando in barca a vela, godendo dei tempi lunghi dei viaggi sospinti dai venti, e fermandoci per avere la possibilità di visitare, scoprire, vedere quanto di bello c’è in questo nostro mondo.

COSA ABBIAMO FATTO IN PORTO, SENZA POTER NAVIGARE
Questo mese di aprile però sembrava volerci intimare quello che narra la famosa filastrocca: “Aprile dolce dormire”, infatti al mattino il tempo è stato talmente brutto che l’idea di uscire dal piumone della cabina non ci allettava affatto, figuriamoci l’idea di prendere il largo sotto la pioggia battente!
E poi, più del solito, le previsioni metereologiche annunciavano o troppo vento, consigliando quindi di restare in porto, o troppo poco vento per navigare a vela.

VITA IN PORTO
In barca a vela, anche quando non si naviga, c’è sempre qualcosa da fare, ed infatti il tempo che siamo rimasti in porto ci è volato comunque: abbiamo organizzato gli spazi e riempito gli stipetti che, quando io ero a Milano, il Capitano aveva svuotato e pulito. Purtroppo, a posteriori, abbiamo realizzato che dovremmo buttare la metà delle cose che abbiamo a bordo, o almeno decidere di archiviarle sulla terra ferma.

Per esempio uno degli stipetti sopra il tavolo da carteggio è pieno di fatture relative alle riparazioni o alle spese sostenute per Olga nel corso degli anni, ci sono tutti i vecchi diari di bordo e tutte le carte nautiche alla rinfusa. E onestamente non prendo in mano una carta nautica da che ho sostenuto l’esame per la patente (di abilitazione al comando di unità da diporto) nove anni fa. Quando ero giovane mi ricordo che al mattino si ascoltava alla radio VHF gli avvisi ai naviganti, il bollettino meteo, si tirava fuori carta nautica, squadrette, compasso, carta e matita e si tracciava la rotta del giorno. Oggi la prima cosa che facciamo il Capitano ed io, durante la colazione, è guardare le previsioni su “Windy”, il sito con le previsioni di vento, mare, raffiche. La rotta la tracciamo mentre la percorriamo, seguendola con il GPS con la strumentazione di bordo. Mi ricordo di quando al mattino ci si segnava dove fossero le “secche” lungo la rotta, oggi le scopriamo man mano che ci avviciniamo. Vorrei ritirare fuori le carte e riprendere i vecchi usi, direi che però prima è assolutamente necessario fare ordine!

Il porto, sullo sfondo il nuovo edificio per i serviziMentre siamo stati ormeggiati a Porto Pollo, che è il porto di Olga, abbiamo seguito i lavori di rifacimento dei servizi del marina. Ad essere sincera, più che di rifacimento, si parla di una ristrutturazione completa, se non di una esecuzione ex novo. I lavori stanno procedendo, e spero che ben presto, molto prima dell’inizio della stagione estiva, avremo delle bellissime docce nuove, e dei bagni degni di un marina che durante l’estate vede passare da qui numerosissime imbarcazioni!
Io adoro i bagni dei porti, è una mia debolezza, derivatami dalle troppe crociere in barca a vela fatte con equipaggi numerosi: i bagni in barca sono sempre troppo pochi, il consumo di acqua sempre troppo elevato!
Nelle docce dei porti mi sento invece libera di portarmi il balsamo per i capelli ed utilizzare l’abbondante quantità di acqua che serve per risciacquarli.

SI PARTE A NAVIGARE
Comunque finalmente il momento è arrivato: buone previsioni di tempo e di vento per quattro giorni e così siamo partiti, senza destinazione certa, direzione nord. Con Navily avevamo scelto in modo approssimativo dove fermarci le notti previste di restare in navigazione, come sempre abbiamo apportato leggere modifiche al piano originario e, a posteriori, abbiamo fatto bene.

LE TAPPE DI QUESTA NAVIGAZIONE
PORTO POLLO – ISOLE SANGUINARIE – 20 miglia 15 nodi di vento fino a Capo di Muro, e poi a motore
Il primo giorno siamo usciti da Porto Pollo con vento ma soprattutto mare, sebbene con un cielo azzurro e terso. Abbiamo solcato le onde senza incontrare anima viva, non abbiamo incrociato nessuna imbarcazione; purtroppo la pandemia sta influenzando moltissimo gli spostamenti di tutti ed essere soli in mezzo al mare in questa stagione, con una splendida giornata, ci è parso un po’ triste.
Probabilmente però sono stati furbi tutti coloro che sono rimasti sulla terra ferma perchè, per la prima volta in vita mia ho sofferto il mal di mare. Ma la cosa veramente eccezionale è che è stato male anche il Capitano, che naviga da tutta la sua vita….e non è più un ragazzino!
I marinai dicono che si sta male per le tre F: Fame, Freddo e Fatica e in effetti faceva freddissimo, manco fossimo in inverno, e siamo partiti molto più tardi di quanto previsto al mattino, e così abbiamo inavvertitamente saltato il pranzo. In verità c’era anche una fastidiosissima onda lunga, nemmeno nella stessa direzione del vento, che non ci ha dato scampo.

Le isole sanguinarie dalla barca, prima del tramonto, con il cielo già colorato di rosa

Così ci siamo fermati subito dopo il porto di Ajaccio, in rada, subito prima delle isole sanguinarie.

Non abbiamo avuto la fortuna di ammirare uno dei tramonti per i quali sono famose queste isole, un po’ perché il cielo si è coperto e un po’ perchè abbiamo mangiato al volo (io soltanto il classico pane ed acciughe) e poi ci siamo buttati in branda sino al mattino successivo.

 

ISOLE SANGUINARIE- CARGESE – 17 miglia 10 nodi per 2 ore e poi a motore
Il giorno dopo la giornata era ancora più bella, il cielo ancor più blu, ed il mare appena increspato. Con queste splendide condizioni abbiamo navigato sereni fino a Cargese, ed io ho finalmente avuto il permesso dal Capitano di timonare.
Anche timonare è un po’ come andare in bicicletta, una volta che hai imparato…e così pian pianino ho ripreso confidenza con la bussola, la regolazione delle vele, il mantenimento della rotta, far solcare alla barca le onde…un piacere infinito!

Tre foto delle due chiese di Cargese: avvicinandosi in navigazione, dal porto, dalla strada

Nel primo pomeriggio siamo arrivati a Cargese:

è una piccola cittadina sulla costa, famosa per ospitare due chiese di due diverse confessioni,

una cattolica ed una greco ortodossa, costruita da una colonia che arrivò dal Peloponneso,

fuggendo dagli ottomani nel secolo XVII ,

che qui ebbe la possibilità di mantenere la propria identità culturale e le proprie tradizioni.

 

Dal sentiero litoraneo scogli e mare sottostante a Capo PuntiglioneSiamo sbarcati e a piedi abbiamo percorso un sentiero litoraneo fino alla torre genovese e al capo Puntiglione. Io ho scattato il solito numero di foto tendente all’infinito perchè questo cielo e questo mare, intervallati dalla vegetazione primaverile non finiscono di incantarmi.

Vista dall'alto degli scogli e del golfo di Cargese

 

CARGESE – SCANDOLA -GIROLATA – 25 miglia tutto a motore
Al mattino abbiamo deciso di andare fino alla riserva di Scandola e poi tornare un po’ a sud, a Girolata, per la notte.

Dal mare si vede in lontananza il monte Cinto con le cime innevate

Rocce a picco nel mare blu a ScandolaIl vento non era sufficiente e così abbiamo navigato solo a motore:

il Capitano ha preso in mano il timone

e mi ha portato ad ammirare la riserva naturale di Scandola da molto vicino,

lambendo rocce e scogli affioranti,

portando Olga in fondali poco profondi per farmi vedere da vicino lo splendore di questa costa aspra, dura, che cade a piombo nel mare,

tuffandosi in un mare dai colori iridescenti.

Un posto che ti fa sentire umile e piccolo in confronto alla Natura possente. Un mare che cela alcune delle poche cernie rimaste solo perchè questa è un’area marina protetta, raggiungibile solo via mare, ma dove vige il divieto assoluto di gettare l’ancora e, ovviamente, di fermarsi a dormire la notte.
Il castello, il paese ed il porto di Girolata

Pensavo che in questa giornata non avrei potuto vedere nulla di più spettacolare ed invece ci siamo fermati a dormire a Girolata, un minuscolo paesino di una manciata di case, un immacolato castello, frutto di una ristrutturazione non priva di polemiche, ed un mare caraibico.

Ci siamo ormeggiati ad una delle boe sparse nella piccola baietta, e con il nostro fantastico tender, una canoa gonfiabile a remi, abbiamo raggiunto la terra ferma, per non privarci dell’escursione al villaggio e al castello, da cui abbiamo fatto delle foto su tutto il golfo da togliere il fiato.

Veduta dal castello di Girolata su tutto il golfo

GIROLATA – ISOLE SANGUINARIE – 31 miglia pressochè tutto a motore
Prima tappa di rientro, con poco vento, condizioni metereologiche instabili e in peggioramento

Io che sorrido felice al timone, in navigazione
ISOLE SANGUINARIE – PORTO POLLO – 20 miglia a 15 nodi di vento
Rientro a casa, una stupenda navigazione di 20 miglia tutto a vela, bordeggiando perchè il vento proveniva esattamente nella direzione opposta a quella in cui dovevamo andare. Io ho timonato quasi tutto il tempo, tranne quando sono scesa sottocoperta a scaldarmi e ad asciugarmi: un po’ più sicura di me, con maggiore consapevolezza e soprattutto conoscenza di Olga. Sono arrivata in porto felice, stremata e bagnatissima dalla piogggia che nel frattempo ha cominciato a cadere copiosamente.

Poichè questo è il resoconto “in pillole” della settimana scorsa, mi rendo conto di non essere scesa nei dettagli dei posti che abbiamo visitato. Quindi ne troverete il racconto prossimamente. Stay tuned!

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