Siamo partiti da Ajaccio per Porto. Se guardate una mappa, il percorso, per lo più litoraneo, è di appena 100 km.
Le indicazioni temporali di quanto tempo ci si mette, parlano di un paio d’ore, ma. Ma stiamo parlando di strade corse, amatissime dai motociclisti per la loro proverbiale difficoltà. Non credo ci siano tratti rettilinei, nemmeno per sbaglio, nemmeno per il calcolo delle probabilità (prima o poi finiranno ‘ste curve…? NO!).
Per me che sono abituata ad autostrade come la Milano-Bologna, famosa per essere completamente dritta, devo dire che le strade corse mi affascinano, ma dopo i primi chilometri panoramici, con tratti a picco sul mare, e a volte così strette che se incontri un’auto che va nella direzione opposta fai istintivamente prima gli scongiuri, dopo un po’ mi chiedevo “ma quando siamo arrivati?”
In verità noi abbiamo percorso questo tragitto in molto più tempo perchè ci siamo fermati spesso ad ammirare gli scenari che ci si aprivano dopo ogni curva, e perchè abbiamo sostato a Cargese prima e a Piana dopo; siamo saliti in cima a Capo Rosso, e soprattutto non riuscivamo a ripartire dalle Calanche di Piana, troppo incantati dalla meraviglia lì compiuta dalla natura.

Il porticciolo di Cargese
Cargese è un paesino alla fine del Golf de Sagonne, a strapiombo sul mare, con ripide stradine in salita e discesa, con un bel porticciolo, caratterizzato dalla presenza di due chiese, una cattolica e una greco-ortodossa, poiché alla fine del 1700 vi si insediò una colonia di esuli greci.
Oggi è bello vedere le due Chiese, una di fronte all’altra, eppure la convivenza delle due comunità in questa piccola cittadina non è sempre stata facile nel corso dei secoli, soprattutto perché imposta dal governo genovese che all’epoca dominava l’isola.

Le due chiese viste da Olga
Su indicazione della coppia di amici di Ajaccio abbiamo un po’ allungato il percorso per andare a Capo Rosso, e abbiamo fatto bene!!
Da lì in alto si ha una vista incredibile!, il golfo di Sagone a Sud, il golfo di Porto e la riserva naturale di Scandola a nord. Inutile dire che il cielo era blu e che abbiamo potuto vedere tutto il paesaggio nella sua interezza.
L’ultimo tratto di strada costeggia i pazzeschi Calanchi di Piana, patrimonio dell’Unesco, e non è difficile capirne il perchè. Io ho fatto milioni di foto perchè ogni roccia, ogni spuntone, ogni avvallamento mi sembrava imperdibile, ma poi, quando ho trovato il cuore creato dalla roccia e dalla prospettiva, ho scelto questa immagine per rappresentare il tutto.
3 comments
Thank you!
Pam and I are excited to follow you on your journey. Marlo Sayres Ahouh
Thank you for following! The next part of the journey is coming soon. Stay tuned