Mi sono resa conto che nelle ultime settimane non ho pubblicato nulla sul sito e nemmeno sono riuscita a postare qualche foto o pensiero sui social.
In effetti non ho proprio scritto nulla, nemmeno su uno dei tantissimi quadernetti che ingombrano i miei spazi, e ciò è piuttosto strano per me che ho la necessità di mettere nero su bianco i miei pensieri e le mie riflessioni perchè altrimenti continuano a vorticarmi in testa, affollandosi imprevedibilmente nelle parti del cervello che mi servirebbero sgombre per operare. Ma questi tempi sono per me di cambiamenti, altre piccole rivoluzioni sul percorso che è la mia vita mi assorbono tutta l’energia e mi lasciano quasi svuotata da me stessa.
Rincorro le cose da fare, cerco di arrivare alla fine delle innumerevoli liste che mi sono fatta e ci sono sempre voci da aggiungere, e ne riesco a spuntare troppo poche.
Poiché non l’ho scritto, non potete sapere cosa sta succedendo.
Non solo niente di grave, ma cose meravigliose, ma come sempre nella vita, per tutto ciò che accade c’è un prezzo da pagare.
Tutto è partito quest’inverno, quando il Capitano ed io abbiamo pensato che avremmo voluto avere una casa nostra sulla terraferma.
In effetti io ho una casa mia, a Milano, che condivido con i miei figli e il cane Oliver; ma in Corsica avevamo “solo” Olga, la barca a vela. Che adoriamo. Dove stiamo benissimo, dove abbiamo vissuto in estate ed in inverno con il freddo ed il maltempo ma….
Ma abbiamo capito che avevamo anche bisogno di un altro posto, che sentissimo nostro, dove poter accumulare le nostre cose; perché in barca a vela non si può accatastare il superfluo: ci entra ciò che è necessario, o meglio strettamente necessario.
Soprattutto su una barca lunga 10 metri.
In principio abbiamo cercato una barca più grande: ci siamo innamorati alle volte di imbarcazioni tutte in legno, recenti o vecchissime, e altre di ipertecnologiche barche monoscafo (non ci sentiamo tipi da catamarano). Ma nessuna ci pareva quella giusta.
Solo dopo un bel po’ abbiamo capito che non eravamo pronti a questo cambiamento: che Olga è perfetta per quello che ci serve ora e che se volevamo un posto da chiamare casa per entrambi, sentivamo di dover cercare qualcosa sulla terraferma.
Ovviamente un posto con un porto,
per cui abbiamo dovuto escludere Milano.
La mia città resta per sempre il mio luogo di affezione: dove ci sono tutte le persone che compongono la mia famiglia allargata, compresi gli amici e le amiche di una vita; tutti coloro che ho avuto vicini nei miei primi cinquant’anni.
Purtroppo però Milano non può essere la nostra città, e credo fermamente che il Capitano lontano dal mare non ci possa stare, se non per brevi periodi.
Abbiamo preso in considerazione porti italiani e francesi, ma eravamo poco soddisfatti, niente sembrava fare al caso nostro, l’unica soluzione che veramente ci vedeva d’accordo era Olbia: vicinissima alla sua Corsica, in un’ora di volo dalla mia Milano.
Prima che iniziassimo a concretizzare l’idea di andare a cercare una casa in Sardegna però il Destino ci ha dato un segno: si è liberato un appartamento nella villetta della mamma del Capitano che, non più giovanissima, ha fortemente appoggiato il fatto che anzichè un nuovo affittuario ci venissimo a stare noi.
Si trova a Serra di Ferro, a 5 minuti di macchina da Porto Pollo, ove è ormeggiata abitualmente Olga.
Così nelle lunghe serate invernali a Propriano, con il coprifuoco che iniziava alle sei del pomeriggio, abbiamo immaginato e progettato la casetta dei nostri sogni.
Quando abbiamo potuto entrarci abbiamo capito che gli interventi da fare erano molti più di quelli che avevamo previsto, ma nel frattempo era cominciata la “stagione”, in Corsica, con due implicazioni: la prima è che il Capitano deve dare una mano nell’attività di famiglia e la seconda è che tutti gli operai, manovalanze, idraulici e quant’altro ci sarebbe servito, hanno già impegni fino a ottobre, occupati nelle seconde case di chi risiede in questa incantevole isola durante i mesi estivi.
Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto tutto il nostro meglio per fare il possibile per rendere questo posto casa nostra: abbiamo lavorato alacremente, abbiamo spostato pesi e per giorni abbiamo avuto dolori dappertutto, a muscoli di cui ignoravamo l’esistenza.
Sì, perché ogni cambiamento non è mai un singolo accadimento; ad esso se ne collegano tanti piccoli altri, alcuni previsti, altri inimmaginabili. E quando sei nella nuova strada ti tocca inerpicarti se c’è una parete rocciosa e ti devi far trasportare, se finisci in una corrente.
Ci sono state notti in cui siamo stati alzati fino a tardi per finire di montare un mobile, altre in cui siamo rimasti a lungo svegli perchè eravamo troppo stanchi per prendere sonno, altre con troppi pensieri per rilassarci veramente…e quando sono stata a Milano pensavo a tutto ciò che restava da fare, ho stilato liste e ho corso contro il tempo per fare tutto.
Ovviamente il livello di energia si è notevolmente abbassato, molto stanchi di giorno e agitati di notte.
Io mi sono dovuta assentare per passare qualche giorno, tornando a Milano per stare dietro a mio padre,
per trascorrere un po’ di tempo con mia figlia
e fare con lei tutto ciò che abbiamo rimandato nei mesi in cui lei ha studiato intensamente
e, last but non least, per prendere Oliver e portarlo con me in Corsica.
Nella grande Milano ho comprato tutto quello che nei piccoli villaggi corsi si fa fatica a trovare e ho caricato la mia piccola automobile fino all’inverosimile.
Ho percorso di nuovo quelle centinaia di chilometri che separano le mie due case contando ogni singolo metro e ripetendomi “appena arrivo in Corsica mi metto in vacanza”.
In verità da quando sono tornata a Serra di Ferro non ho smesso di lavorare in e per la casa nuova, ma sono arrivate già alcune delle amiche con le quali ho trascorso negli ultimi quindici anni le vacanze a Porto Pollo e se di giorno lavoro, nel tardo pomeriggio scendo in spiaggia, faccio un po’ di vita di mare, ci prendiamo un aperitivo e mi ricordo che la vita è bellissima, e che ogni cambiamento alla fine porta alla Felicità.