Sono rientrata a Milano perchè ho un po’ di cose da fare.
La maggior parte di esse sono relative agli obblighi filiali che ho nei confronti di mio padre.
Oltre ai doveri però questa volta siamo riusciti a ritagliarci anche uno dei nostri piaceri di sempre: andare fuori a mangiare! Negli ultimi anni siamo andati regolarmente con mio padre, praticamente sempre nel ristorantino sotto casa mia, dove non si corre mai il rischio di essere delusi, nè dal cibo, nè dalla loro accoglienza, sempre festosa.
Nell’ultimo anno ci era stata preclusa anche questa felicità, e con entusiasmo ci siamo finalmente andati, contando che fosse il ritorno alle vecchie abitudini, ma così non sarà.
Quando sono lontana sento fortissima la mancanza dei miei figli e delle mie amiche.
Io so che per me loro sono fonte sempiterna di gioia: sono coloro che ascoltano i miei monologhi logorroici facendo finta di ascoltare, ma dicendomi chiaramente quando è il momento che io stia zitta; mi tengono in equilibrio tra il mio continuo desiderio di fuggire e la bellezza di saper restare; mi sanno capire e soprattutto mi vogliono bene, indipendentemente da tutto.
La Simo ed io abbiamo un rapporto molto stretto: diverse in praticamente tutto, troviamo la ragione del nostro stare insieme nell’affetto profondo che ci lega e forse proprio perchè nell’altra troviamo quello che nell’altra manca.
Se io sono a Milano, tendo a vederla in ogni momento in cui figli, casini, pandemia e altre amenità ce lo permettono.
In questa foto prendiamo il sole su una panchina, a Milano, tra il cemento e qualche alberello. Siamo abilissime a cercare la felicità nelle piccole cose.
Ovviamente avevo in programma di vedere anche tutte le altre mie amiche e invece l’aumentare del numero di casi da Covid-19 ha di nuovo bloccato tutto: la Lombardia è passata in zona arancione, ovvero chiusi di nuovo bar e ristoranti, se non per l’asporto, divieto di uscire dal Comune, possibilità di uscire solo per alcune ragioni. Ci sono anche altre misure ma non ne parlo, volutamente, perchè non le conosco bene non influenzando la mia vita, come la didattica a distanza, che so essere la spina nel fianco di molte mie amiche.
Tra le cose che ignoro c’è anche la ragione di legare così le biciclette, e sono fiduciosa che qualcuno, prima o poi, me lo spieghi.
E così anche il caffè me lo bevo, da sola, fuori dalla pasticceria Angela.
Nel frattempo mi sono dedicata a ciò che era possibile fare: stirare e pulire casa, tanto che Cenerentola mi ha telefonato dicendomi di essere orgogliosa di me, ma di non sperare che una fata venga prima o poi in mio aiuto.
Lascio come ultimi pensieri quelli relativi alla tragedia dentro la quale ci muoviamo, cercando di fare le nostre vite di sempre.
Per una ragione anagrafica (invecchio io e chi mi sta accanto), per colpa della pandemia, poichè le malattie incurabili non guardano in faccia a nessuno e continuano imperterrite anche in questi frangenti a mietere vittime, mi sono ritrovata in questa settimana a fare molte condoglianze. La nostra fragilità umana si è imposta prepotentemente, lasciandomi addosso una tristezza che non vuole andar via ed impedendomi di dormire serenamente.