Per tutti coloro che mi chiedono se abito sempre in barca, la risposta è no, in questi giorni siamo scesi sulla terra ferma (ma da casa si vede il mare..).
Come ho spiegato avevamo iniziato a sentire l’esigenza di una casa e negli ultimi due mesi abbiamo trascorso quasi tutto il nostro tempo ad occuparcene.
Non l’abbiamo proprio ristrutturato, forse lo faremo più avanti, o almeno questi sarebbero i nostri progetti, ma abbiamo reso confortevole e adatto a noi l’appartamento a piano terra nella villetta della mamma del Capitano.
Abbiamo pulito, tinteggiato, montato mobili, discusso perchè le istruzioni sono così complicate che ti innervosiscono e si prestano a diverse interpretazioni: qui in Corsica i mobili si acquistano praticamente solo in kit. Non c’è l’Ikea, ma il sistema è esattamente quello. Nei negozi di arredamento scegli il mobile che fa al caso tuo, vai alla cassa con il codice, o ti fai aiutare per l’acquisto da un commesso, paghi e vai al magazzino a ritirare il tuo scatolone. All’interno ci sono tutti i pezzi, numerati, e le istruzioni per il montaggio. Anni di Billy & similaria mi hanno dato un know how che non pensavo di possedere, che è stato prezioso. Il Capitano, come spesso gli uomini, è restio a seguire le istruzioni, e così abbiamo avuto le nostre prime discussioni: avvitare prima il pezzo concavo o meno… scene da un ordinario rapporto di coppia…
Abbiamo contemporaneamente iniziato a sistemare l’immenso giardino (pare più un parco botanico), in cui crescono una grande moltitudine di piante: alcune sono state piantate dal papà del Capitano contestualmente alla costruzione dell’abitazione.
Lui era una guardia forestale e studiò bene cosa piantare e dove; purtroppo negli ultimi trent’anni nessuno ha più messo mano a ciò che lui amorevolmente aveva messo intorno alla sua casa e così l’aloe vera e i fichi d’india hanno invaso buona parte delle terre scoscese (vengono piantate proprio per trattenere la terra), gli ulivi necessiterebbero di essere curati, la maggior parte degli alberi sono da potare, gli agrumi hanno sofferto per la carenza d’acqua, le siepi di oleandro hanno preso forme bizzarre.
Io intanto ho cominciato a coltivare le mie prime piantine aromatiche, in vaso per il momento, come mi ha consigliato Grazia.
C’è un momento per lavorare, e poi uno per riposarsi.
E non da meno c’è bisogno di tempo per assaporare i successi, per godersi i risultati della fatica.
Io sono fermamente convinta che nella vita sia molto importante festeggiare (ho scritto un articolo, solo sulle feste di compleanno al mare!) essenzialmente con gli amici, condividere con chi ci sta accanto, ogni avvenimento possibile. Per averne un ricordo, tangibile, ma soprattutto perchè cerco sempre ragioni per creare momenti spensierati, se non proprio felici. Per esempio ho fatto una grande festa dopo aver pagato l’ultima rata del mutuo che mi ha permesso di avere una casa mia (non proprio subito, prima ho messo da parte i soldi per farla, la festa!)
E così questa settimana ho finalmente festeggiato l’inaugurazione dell’abitazione, quella che intorno non ha lo sconfinato mare ma un giardino in cui crescono a dismisura piante, fiori, e alberi di ogni sorta, complice il clima, quasi sempre benevolo, dell’isola magica.
Credo che sarà solo la prima di altre, perchè gli amici sono tanti ma non sempre mescolabili, non fosse altro che parte di loro parla l’italiano e l’altra il francese. Quindi ci sarà una festa con i francofoni, con chi è nè italiano, nè francese, e chi più ne ha, più ne metta!
Questo primo momento di convivialità è stato con gli amici che trascorrono qui, a Porto Pollo, le loro vacanze da anni, sempre nello stesso campeggio, sempre sulla stessa immensa e incantevole spiaggia, sempre a lamentarsi del troppo vento, e a sfruttarlo per gli sport velici, che sia con un laser, un kite, un windsurf….basta che sia portato da Eolo e possibilmente stimoli l’adrenalina.
Con questo gruppo di amici ho condiviso negli ultimi anni le tanto agognate ferie: abbiamo fatto sport insieme, abbiamo cucinato insieme, abbiamo lavato i piatti insieme, abbiamo ballato a piedi nudi sulla spiaggia sino al mattino, ci siamo confidati, ci siamo confrontati sulla crescita dei figli e le scelte delle scuole, abbiamo chiacchierato fino a notte dei problemi della vita e delle questioni filosofiche che la attraversano, spesso aiutati da un leggero grado alcolico che apre alla socialità e scioglie le lingue.
Durante i restanti undici mesi dell’anno ci si sente, anche sporadicamente, soprattutto in occasione degli eventi, come le nascite dei nipotini, o solo per sentire come stiamo (ebbene sì, abbiamo anche il fatidico gruppo whatsapp!)
Quando ci ritroviamo, sotto il cielo stellato della Corsica, è come se non ci fossimo mai lasciati: si riprendono le discussioni di sempre e le solite abitudini della vita da spiaggia. Giorni tutti uguali apparentemente, e invece indimenticabili.
Non poteva quindi che essere con loro l’apertura dei festeggiamenti di inaugurazione di questa parte della vita che qui ha visto la genesi, due anni fa, sotto un’enorme luna piena, sulla spiaggia e, ovviamente ad una festa, quella di ferragosto. Perchè fu in quell’occasione che il Capitano mi disse che ad ottobre, finita la stagione estiva, sarebbe partito con la sua barca a vela in vacanza. Io avevo appena lasciato il mio lavoro da dipendente, ero single, ed i miei figli erano sufficientemente adulti da restare soli un paio di settimane. What else? Era giunto il momento di tornare a bordo ed ho colto la palla al balzo.
E Olga, la barca a vela?
La andiamo a trovare. Per farle un salutino e controllare che le cime d’ormeggio siano tutte al loro posto, come le abbiamo lasciate, anche se il tempo qui è clemente, anche con il mitico maestrale, niente tempeste previste, nè ce ne sono state da quando siamo a terra.
L’altra sera siamo arrivati nell’ora di punta, quando tutte le barche rientrano dopo una giornata trascorsa in mare. Il porto era gremito: di imbarcazioni che tornavano ai loro posti, di tender stracolmi di persone che scendono a terra a fare la spesa o per l’aperitivo in paese, tutti i pontili affollati: frigobar, borse, sacche, sacchetti, spazzatura, teli da spiaggia ingombravano ogni dove. Mi sembrava di essere al mercato, quando tutti urlano per fare arrivare la propria voce più lontano possibile e gli altri cercano di gridare più forte affinchè le proprie grida sovrastino le altre.
Io ho vissuto questo porto nella stagione invernale, fino a maggio.
Pochi erano coloro che scendevano sui pontili galleggianti, dolcemente ondeggianti.
Pochissimi quelli che avevano qualcosa da dire;
per lo più fuori stagione arrivano sino in fondo al paese, dove si trova il porto, solo gli erranti solitari, spesso meditabondi, persi nei loro pensieri e, forse, sognanti anche di una vita diversa, solcando i mari, liberi e ardimentosi.
Sinceramente, ho sempre faticato a sentirmi a casa in quei porti rumorosi, in cui durante l’estate ci sono musiche ad altissimo volume provenienti dai bar circostanti dove i turisti brindano e schiamazzano godendosi le meritate vacanze, e con tutto quel via vai di gente con enormi difficoltà a gestire le proprie imbarcazioni nelle acque strette del porto, curanti più di non rovesciare il bicchiere di vino che di non urtare la barca accanto.
Non è questo il mio modo di vivere il mare, anche se capisco che per molti non ci sia altra possibilità.
Penso che resterò sulla terraferma ancora qualche giorno, fino alla fine della stagione turistica, lontana dagli assembramenti e dal caos, aspettando di tornare ad essere in pochi marinai, o aspiranti tali, magari fermandosi a dormire nelle calette all’imbrunire, cullati dal rumore delle onde e disturbati solo dalle grida dei gabbiani.