E così mi sono capitati, inaspettatamente, pochi giorni di brutto tempo.
Avevo fatto dei programmi, alcuni specifici e dettagliati, con le cose da fare assolutamente. Poi avevo in mente di fare dei giri, vedere dei posti, questi ovviamente erano piani posticipabili a un domani più favorevole.
Insomma mi sono trovata invece bloccata a bordo.
La pioggia battente non invitava a lasciare gli spazi chiusi e asciutti. Ma la vera discriminante era che fuori imperversava la bufera. La pioggia era il solo degli elementi che in fondo non mi era affatto nemico. Il vento ed il mare invece si alternavano e si coalizzavano per rendere quanto più impensabile l’uscita dalla barca.
Siamo ormeggiati di poppa, piuttosto lontani dal pontile, che è comunque galleggiante. Tra Olga e il pontile abbiamo dovuto mettere la passerella. Beh, con queste condizioni, ognuno dei tre, barca, pontile e passerella godono di vita propria e non si accordano minimamente tra loro, affinché ci sia un momento in cui tu possa tranquillamente passare da uno sull’altro, e all’altro ancora.
Infatti quando hai calcolato bene gli effetti dell’onda, aspettato che il pontile abbia fatto la sua hola e la passerella si sia riappoggiata quel tanto, ovvero quella manciata di secondi prima che arrivi la prossima onda, in genere arriva la raffica di vento che ti costringe ad abbarbicarti a qualsiasi cosa tu abbia sottomano e puntare entrambi i piedi, altroché fare un passo sulla passerella! In questi casi comunque ricordatevi che è meglio non attaccarvi ad un essere umano, che potrebbe essere più in difficoltà di voi, né a cime volanti, che sono sicure come il vento.
Quindi sono rimasta in barca. Avrei potuto approfittarne per pulire fuori e dentro gli stipetti della cucina, e i gavoni del quadrato ma stare in piedi era un’impresa. Inoltre anche se non soffro il mal di mare il mio corpo non mi mandava messaggi di benessere e così ho preso il libro che avevo appena cominciato, ho messo un paio ulteriore di calzine e mi sono rilassata, cullata nel guscio della barca.