Non tutte le storie hanno un happy ending.
Per quanto noi possiamo fare il tifo per un personaggio di un libro o per qualcuno nella vita reale, le cose vanno come devono andare, anche se spesso non ci sembra affatto la cosa giusta.
In questo racconto si intersecano due storie, e per me è facile dire quale finisca bene e quale no. Hanno entrambe a che fare con i libri, o meglio con le iniziative legate ai libri.
Io ho smesso di comprare libri cartacei da un po’.
Ogni tanto, devo confessare, entro in una libreria e mi faccio corrompere da una copertina ammiccante. Ma non mi posso più permettere di avere nuovi libri. Ho svuotato le librerie di casa più volte. Ho tenuto solo i volumi da rileggere, che reputo che non si possano non avere in una casa, e quelli a cui sono legata sentimentalmente: perchè mi sono stati regalati, o sono stati un regalo per la mia anima.
La verità è che non ho più spazio per riporli, non so più dove metterli.
Ormai quindi acquisto solo e-Book. Questa scelta si sposa tra l’altro perfettamente al fatto che viaggio spesso e leggo molto. Ho ancora il ricordo di valigie pesantissime perché piene di libri, più che di altro.
Inoltre la retroilluminazione dei dispositivi elettronici mi permettono di leggere anche senza accendere la luce, nel mezzo della notte, se non riesco a dormire;il che capita sempre più spesso, con l’avanzare degli anni.
Così non disturbo chi dorme accanto a me, che sia un hoomano o un quattro zampe.
C’è un’alternativa all’e-Book, nella mia vita: il prestito.
Prendo in prestito anche libri digitali in verità.
Altrimenti in biblioteca, o dove e da chi capita.
Una biblioteca del cuore è quella messa in piedi nel lontano 2013 da un uomo, Roberto, che ha sempre pensato che la lettura arricchisca l’animo umano. E in quella biblioteca particolare si sono conosciute persone particolari, unite da affinità elettive.
Perchè particolare questa biblioteca?
E’ stata la prima biblioteca condominiale: nelle stanze che un tempo erano l’alloggio del portiere (a Milano i portinai stanno scomparendo, ma questo è un altro discorso), quest’uomo, Roberto, ha avuto per primo l’idea unica e geniale di creare un luogo di aggregazione, dove scambiarsi libri ed opinioni; dove in molti scrittori hanno trovato lo spazio ideale per presentare i propri scritti, dove avere sempre una parola di conforto, un sorriso, dove lui, affettivamente chiamato il Presidente (lo era), accoglieva tutti.
Per i più attenti sono passata dal tempo presente, al passato.
Purtroppo Roberto è mancato settimana scorsa, lasciando un vuoto incolmabile in un numero spropositato di persone, in coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo, anche solo virtualmente sui social.
Io mantengo il ricordo delle lunghe discussioni con lui sui Grandi Temi e Misteri della vita, spesso davanti ad un caffè, quando non in biblioteca.
Ogni libro che leggerò, d’ora in poi, lo dedicherò mentalmente a lui.
Di carta, virtuale, comprato, regalato e preso in prestito.
In Corsica, a Porto Pollo, i libri si possono prendere in prestito in panetteria, nello scaffale dove il nostro gatto rosso cerca un posto comodo.
E’ uno scaffale particolare. I libri vengono lasciati dai turisti prima del rientro a casa dalle vacanze. A disposizione di chi ha dimenticato un libro da leggere, o trova il romanzo che ancora non aveva avuto l’occasione di acquistare.
Cosa ci fa uno scaffale di libri in una panetteria-pasticceria di una località turistica di mare?
Questa iniziativa era partita in verità con uno scopo benefico.
I libri non erano in prestito, ma in vendita.
O meglio: c’era un piccolo tavolo e sopra solo libri per bambini, e si potevano acquistare a 2 euro ciascuno. Il ricavato andava all’associazione che si occupa dell’assistenza ai gatti del territorio della zona. Si occupano dei trovatelli e anche di farli sterilizzare, per non ingigantire la comunità dei randagi. Portano loro da mangiare.
Oppure vanno dal veterinario con i micini che non stanno bene, che hanno avuto un incidente sulla strada.
Col tempo gli avventori della panetteria hanno cominciato a chiedere di poter lasciare anche libri di tutti i generi e a quel punto il tavolino non è bastato più. Si è messo uno scaffale apposta, accanto alle torte, e i libri si potevano prendere pagando niente o la cifra che ti andava di spendere. I soldi si infilavano in una cassettina su cui c’era scritto che andavano ad un’associazione che si occupava di gatti.
In Corsica ci sono moltissimi gatti che vivono liberi. Cercano un riparo. Durante l’inverno. Chiedono croccantini e avanzi di cibo tutti i mesi dell’anno.
C’è una strana tradizione, se così la vogliamo chiamare. Non saprei se giudicarla crudele o solo particolare. In questa zona della Corsica, il sud, le case sono per la maggior parte di proprietà di persone che vivono altrove. Molti in Francia, sul continente, e di questi moltissimi a Parigi. Quando vengono qui “adottano” un gattino per la stagione, sì, come la casa.
In autunno ritornano alle loro residenze principali e non portano con sé i gattini che hanno coccolato durante l’estate. Temono che in città soffrano? Non hanno il coraggio di strapparli a questa magnifica terra? O forse, semplicemente, sanno di non potersene curare una volta rientrati nella vita frenetica di ogni giorno. A sentir loro non li abbandonano, li lasciano in Corsica.
Molti sopravvivono ai mesi freddi, agli incidenti e alle malattie e tornano ad essere i loro gatti estati dopo estati.
In questo momento noi mattina e sera mettiamo in giardino ciotole d’acqua e di croccantini a cui mangiano e bevono in 12, circa. Tre nostri. Due della mia belle-mère. Gli altri sono di origine sconosciuta.
Per esempio noi quest’inverno (il primo che trascorriamo in questa casa) siamo stati adottati da questo gattone di 9 chili che sicuramente ha vissuto con altri hoomani. Sa come chiedere le cose, miagola rumorosamente quando non lo si degna di attenzioni, adora essere spazzolato. Preferisce il cibo per gatti agli avanzi di cucina. Si adatta solo a certe parti di carne, preferibilmente calde.
Ha nell’orecchio il tatuaggio “TDB”, ovvero Terre des bêtes, Corse du Sud: l’associazione di cui parlavo prima. Non sappiamo da dove venga e se quest’ estate scomparirà, per farsi accudire da un’altra famiglia. Magari da qualcuno che lo fa accoccolare sul divano. Noi non lo facciamo entrare in casa, gli abbiamo costruito un piccolo rifugio in giardino, perché litiga furiosamente con uno dei nostri tre. Non si piacciono, e quando si incrociano in giardino o si guardano in cagnesco (gattesco?) o si azzuffano.
Noi siamo già in cinque sul divano, un po’ strettini.
Anzi ogni tanto io resto a leggere sulla sedia perché loro, i gatti, sono già stravaccati e non ho il cuore di disturbarli.