Aspettando Olga

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Nuvoloni neri e sfumature rosa sul porto di Propriano

Quest’estate Olga ha avuto un piccolo incidente, ma al timone, quindi non è stato possibile partire come avevamo previsto.
E’ in riparazione, in cantiere, fuori dall’acqua.
Quasi tutti i giorni andiamo a trovarla, come fosse un amico ricoverato, e chiediamo delle sue condizioni, vediamo come sta. Ma finchè la vedi fuori dall’acqua sai che non è a posto.

Così passeggiamo sui pontili del porto guardando le altre barche, ondeggianti, non sempre tranquillamente sul mare che la stagione non lascia più placido.
Qualche amico, che è tornato a lavorare, chiama per chiederci di controllare l’ormeggio della sua barca. Passiamo, allentiamo cime, stringiamo nodi, controlliamo che i parabordi proteggano bene le fiancate e andiamo oltre.

Qualcuno ci chiede come mai siamo in porto e non per mare, commentiamo una nuova barca appena arrivata, parliamo delle condizioni meteo. Soprattutto.
Si parla del tempo, del vento, delle raffiche, quanti nodi ci sono oggi e quanti ne sono previsti. E’ un’abitudine, anche se si resta tutti a casa, anche se non si alloggia in barca, anche quando nessuno ha in previsione di veleggiare per un po’.
Quanti nodi di vento ci sono, che direzione ha, se ha girato o no.
Se il vento sale molto si entra in un bar per un caffè o una birra, a seconda dell’ora.

Siamo in attesa.
Siamo sospesi in questa bolla di tempo aspettando di salire su Olga e prendere il mare.
Facciamo progetti di viaggio, ma sappiamo che decideremo anche in funzione dei venti che ci saranno quando potremo partire, e quindi sono solo parole al vento.

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